Questo non è l’unico problema. Sullo sfondo dell’iconica foto in bianco e nero scattata dal fotografo di Magnum Burt Glinn, vediamo un governante al servizio di Hefner. L’uomo sullo sfondo – non a caso una persona di colore – se ne sta seduto composto indossando il suo completo, e pensa a fare il suo lavoro. Il parallelo con il periodo di pandemia che stiamo vivendo è evidente: adesso i lavoratori in smartworking possono chiamare fornitori e corrieri, i quali suonano al citofono ogni cinque minuti per consegnare pacchi e piatti pronti.
Non che la vita del Corona-playboy sia tutta rose e fiori. Al contrario, anche l’agenda del lavoratore in smartworking è stracolma. Conciliare vita e lavoro è una cosa, ma durante il lockdown si aggiungono le incombenze domestiche, per non dimenticare l’istruzione e la gestione dei bambini. Le scuole sono chiuse non tanto perché sono il luogo in cui il virus si diffonde più facilmente, ma per evitare spostamenti e assembramenti. Lasciare tutti i compiti di cura alla donna di casa non è più un’opzione.
La questione, adesso, è come risolvere il problema degli alloggi durante la pandemia. L’espansione della casa non è sicuro che sia una soluzione, poiché la pressione sulla sfera privata è forte anche in una villetta in periferia. Una proposta interessante è stata presentata dall’architetto del governo fiammingo Erik Wieërs, il quale ha visto il Coronavirus come una ulteriore spinta alla vita collettiva: mentre le unità abitative restano private, le “bolle” di sicurezza anti-Covid sono circondate da altre strutture comuni che ci impediscono un’alienazione totale.
Al contempo, la sfida è creare spazio anche per il personale domestico contemporaneo. Nel sistemare la nostra esistenza, proteggendoci dal Coronavirus, non possiamo più permetterci di essere egoisti come Hefner. Un buon inizio potrebbe essere l’organizzazione di punti di distribuzione in ogni quartiere, al fine di ridurre al minimo gli spostamenti dei servizi di ritiro e inoltro pacchi nelle nostre strade. La creazione di centri di produzione locali sarebbe ancora meglio, ma ciò richiederebbe un cambiamento ancora più drastico nell’economia urbana. In ogni caso, passeggiare fino al punto di distribuzione è una buona scusa per il lavoratore in smartworking per uscire di nuovo.